สุญกาล Soon-ya kal (2017)
Regia Thunska Pansittivorakul, Harit Srikhao
Paese Thailandia, Germania
Anno 2017
Durata 103’
Lingua: Thai
Producers: Thunska Pansittivorakul, Jürgen Brüning
Production Company: Sleep of Reason Films, Jürgen Brüning Filmproduktion
Vendite Jürgen Brüning Filmproduktion
Fotografia Harit Srikhao, Watcharapol Paksri, Suppakit Sritrakul, Warat Poonyasiri, Itdhi Phanmanee, Phassarawin Kulsomboon
Montaggio Thunska Pansittivorakul
Musica Chom Chumkasian, Gandhi Wasuvitchayagit
FESTIVALS
The 47th International Film Festival Rotterdam
The 11th Taiwan International Documentary Film Festival
Asian Vision The 28th Singapore International Film Festival, Singapore
In Documentary Competition @Queer LISBOA 21, Portugal
The 14 th Beijing Independent Film Festival, China
Il documentario indaga il diffondersi del nazionalismo ispirandosi al concetto di “tempo omogeneo e vuoto” coniato dal filosofo e critico ebreo tedesco Walter Benjamin.
La teoria, espressa nel libro Comunità Immaginate di Benedict Anderson, afferma che le ideologie nazionaliste sorgono dal vuoto all’interno di aree dove gruppi di persone condividono una coscienza omogenea. Questo film, quindi, esplora differenti comunità in Thailandia come studenti delle scuole superiori, persone religiose, gruppi di nazionalisti di destra, cadetti militari, e gli abitanti del confine Sud del paese, in un tentativo di trovare su quale fondamento si formi la nazione tailandese.
Il film è stato girato durante il periodo in cui la Thailandia conosceva il punto massimo del suo nazionalismo, con il regime militare e i leader del colpo di stato al potere.
Era anche un tempo molto pericoloso, con la giunta che esercitava un potere assoluto nel controllare in cittadini attraverso l’occultamento e la manipolazione dell’informazione, la restrizione dei diritti, tecniche di lavaggio del cervello, e un’ampia e severa soppressione di qualsiasi voce antigovernativa. In conseguenza di ciò il paese si trovò con un gran numero prigionieri politici e di esiliati in fuga.
Nota del regista
Ho conosciuto personalmente Benedict Anderson, un professore specializzato in Storia del Sud-Est Asiatico, dal 2005. Tra i tanti suggerimenti che mi ha dato c’è stato “perché non fai un film sul conflitto al confine meridionale?”, io sono originario di quella regione e la mia città natale era a soli 30 minuti dal confine. Ho già affrontato il problema, anche se in maniera superficiale, nei miei precedenti lavori come This Area is Under Quarantine (2008) e The Terrorists (2011) che racconta di incidenti avvenuti non lontano da quell’area problematica. Tuttavia, non avevo mai davvero osato addentrarmi nella zona.
Più tardi Anderson è morto, nel 2015, non molto tempo dopo un altro colpo di stato da parte dell’esercito in Thailandia. Questo mi ha fatto riflettere su argomenti che non avevo mai affrontato nel mio lavoro, cioè il confine meridionale e gli ultra-nazionalisti. Tutti questi problemi ora appaiono in questo documentario come il mio tributo a “Khroo Ben” Benedict Anderson (1936-2015)
Thunska Pansittivorakul
Critica
Uno dei documentari più attuali, originali e coraggiosi del programma. PANSITTIVORAKUL è diventato famoso realizzando film sperimentali selvaggiamente omo-erotici – e gli occhi di uno spettatore acuto intravedono ancora tracce del genere – ma questo film potrebbe essere il suo più maturo e accessibile. Il film esplora in maniera visiva l’ascesa del nazionalismo e osserva una varietà di comunità in Tailandia. Sono tutti lì: soldati, studenti e altri ragazzi.
Gertjan Zuilhof
“Governare il paese è compito dei soldati, non dei civili”, è un sentimento ricorrente in questo documentario che prende il titolo dal filosofo ebreo-tedesco Walter Benjamin: le ideologie nazionaliste si sviluppano sempre nel “tempo vuoto”, in luoghi dove le persone condividono una “coscienza omogenea”. Sulla base di questa idea, il film osserva, senza offrire alcun commento, le cause dell’aumento del nazionalismo in Thailandia. Lo sguardo si sofferma su vari gruppi, dai cadetti militari ai buddisti, ai musulmani agli alunni di un collegio cristiano. Le loro opinioni divergono ampiamente su molti argomenti, ma ciò che li unisce è la fiducia illimitata nella monarchia.
I documentaristi Thunska Pansittivorakul e Harit Srikhao hanno girato a Omogeneous, Empty Time tra il colpo di stato militare del 2014 e la morte del re Bhumibol Adulyadej nell’ottobre 2016, quando i leader militari hanno consolidato la presa sulla società e sono stati incarcerati innumerevoli avversari politici.
International Film Festival Rotterdam
Un documentario politico, teso e vitale – che il popolo del Regno non avrà modo di vedere.
Kong Rithdee
Thunska Pansittivorakul nasce a Bangkok nel 1973. Durante gli studi universitari, sviluppa un profondo interesse per il cinema, Successivamente prende parte a uno stage presso la Thai Film Foundation, scrive articoli di critica cinematografica per le riviste specializzate Thai: Film Quarterly e Bioscope e realizza cortometraggi.
Nel 2004 vince il primo premio alla quarta edizione del TIDF con il documentario Happy Berry. Nel 2005, partecipa al prestigioso Busan International film festival, conquistando il premio Busan Promotion Plan con il progetto Hearthbreak Pavilion. Nel 2007, l’Ufficio per l’arte contemporanea del Ministero della Cultura tailandese, gli conferisce il premio Silpathorn.
Contemporaneamente tiene corsi di cinema all’Università di Bangkok. Il 2008 segna il momento in cui il regista dichiara apertamente il suo dissenso verso la politica operata dallo stato tailandese, il suo ultimo film This Area Is Under Quarantine viene così censurato.
Nel 2009 inizia la proficua collaborazione con il produttore tedesco Jürghen Brüning. Durante questo periodo Pansittivorakul realizza The Terrorist, proiettato in anteprima mondiale alla 61° edizione del Berlin International Film Festival, e Supernatural che esordisce al 43° International Film Festival di Rotterdam.
Nel 2012 fonda la casa di produzione Sleep of the Reason Film, realizza e produce così film che esprimono un forte dissenso politico, incentrati spesso sul tema della repressione e della violazione dei diritti umani nel suo paese, rispondendo in prima persona alle severe leggi della censura tailandese.
In collaborazione con Harit Srikhao dirige Spacetime (2015) e Homogeneous, Empty Time (2017).
Harit Srikhao nasce nel 1995 in un sobborgo di Pathun Thani, città della Thailandia centrale. A tredici anni inizia a scattare le sue prime fotografie e nel 2011 vince la selezione per frequentare il prestigioso Angkor Photo Workshops dedicato ai giovani talenti emergenti asiatici.
Nel 2010, il giovane Sriktao assiste alla tragica repressione militare contro i manifestanti anti-governativi, dall’esperienza nasce nel 2012 l’opera Red Dream. Il tema politico è spesso presente nelle sue opere alcune delle quali vengono censurate dal governo Thailandese. Ricordiamo A boy who was kiddnapped by time (2014), Whitewash (2015-2016), Mt. Meru (2017).
Ha partecipato al Getxophoto International Image Festival di Bilbao, al reGeneration3: New Perspective on Photography di Losanna e all’Asia Pacific Triennale.
Ha vinto numerosi premi tra cui la menzione speciale della giuria al Portfolio Review 2017di Dusseldorf e il secondo premio al Gomma Photography Grant. Recentemente il suo libro Whitewash, è stato candidato all’Infinity Award 2018 nella categoria Artist’s Book.
Insieme al cineasta Thunska Pansittivoraku ha diretto Spacetime (2015) e Homogeneous, Empty Time (2017).